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Dentosofia

Testimonianza del dottor Francesco Santi, pubblicata su Paroles, rivista della scuola di formazione in Dentosofia

Immergermi nella Dentosofia è stato per me come affrontare un viaggio al di là delle colonne d’Ercole: non sapevo quasi nulla di ortodonzia e credevo proprio che non ne avrei mai voluto sapere di più. Eppure, nonostante mille titubanze, ero affascinato e attirato da questa terapia, che si proponeva, usando un semplice apparecchio di caucciù, di riequilibrare non solo la bocca, non solo la struttura, ma l’individuo nella sua totalità di corpo e psiche. Era quello che avevo sempre cercato. Sentivo come un richiamo.

E così mi sono imbarcato, non sapendo se avrei scoperto una via più breve per le Indie o, come è stato, un nuovo continente, pieno di ricchezze.

A poco a poco, tutti i tasselli sono andati al loro posto. La mia “ignoranza” si è rivelata un vantaggio: non mi sono dovuto svuotare, non ho dovuto debellare i preconcetti per accogliere la nuova conoscenza.

Portando l’attivatore, ho potuto verificare personalmente le parole di Rodrigue Mathieu: “Il terapeuta agisce secondo i suoi limiti e non secondo quelli del metodo. E i limiti del terapeuta sono quelli della sua bocca. Noi pensiamo, sentiamo, educhiamo, curiamo, dirigiamo e creiamo il mondo secondo i limiti del disequilibrio delle nostre bocche”.

Dalla Dentosofia all'Equilibriodonzia

La Dentosofia è giunta ufficialmente in Italia nel 2004, con il primo storico corso tenuto a Bologna. In questi anni ha trovato un terreno fertile nel nostro paese, tanto che possiamo dire che che la nostra è probabilmente la nazione in cui si è maggiormente diffusa ed evoluta e, tra l’altro, la prima in cui si è tenuto un corso  di perfezionamento post-laurea: all’Università di Roma Tor Vergata dal 2011 al 2013 e poi ancora nel 2016 . 

Come tutte le cose che vengono applicate e usate, la Dentosofia in Italia ha conosciuto un’evoluzione, che l’ha portata a prestare maggiore attenzione agli aspetti scientifici, ad approfondire i temi della postura e della rieducazione funzionale, senza per questo rinnegare la sua visione olistica e i suoi principi fondanti. Ecco perché attualmente preferiamo parlare di Equilibriodonzia.

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Equilibrio e armonia sono le mete a cui tende l’Equilibriodonzia, che raccoglie l’eredità della tradizione del funzionalismo e la integra con le più recenti acquisizioni scientifiche.

Il suo percorso nasce dalla consapevolezza che le malocclusioni sono sempre legate a un’alterazione delle funzioni del cavo orale e questo a sua volta ha profonde ripercussioni sulla salute generale e sulla postura.

Infatti lo sviluppo della bocca è determinato dalle sue funzioni, che si organizzano a partire:

  • dalla tredicesima settimana di vita intrauterina, con l'inizio della deglutizione;

  • dalla nascita, con la respirazione e la suzione;

  • dalla comparsa dei denti decidui, con la masticazione.

Il riconoscimento di un legame tra funzioni vitali alterate e comparsa di patologie organiche si può far risalire addirittura a Ippocrate ed è stato continuo oggetto di studio sino ai giorni nostri. Un’esperienza decennale ha permesso di osservare una relazione sistematica tra una bocca disequilibrata (e quindi un’anomalia funzionale) e svariate patologie, tra le quali:

  • cefalee

  • quadri dolorosi del rachide e delle articolazioni

  • dislessia, deficit di attenzione e iperattività

  • malattie della sfera ORL

  • roncopatie e apnee notturne

  • problematiche allergiche

  • disturbi dell’equilibrio

Il cavo orale si è rivelato fondamentale anche per la plasticità del sistema nervoso: le ghiandole salivari produco svariati fattori di crescita nervosa e la scoperta della neurogenesi nel cervello adulto suggerisce che le possibilità per la neuroplasticità siano maggiori di quello che si supponeva inizialmente.

Dal punto di vista terapeutico l’Equilibriodonzia si avvale di dispositivi funzionali mobili non invasivi, che rappresentano l’evoluzione più attuale degli attivatori di Soulet-Besombes.

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